Il presidente della Confederazione, Gaetano Stella, in audizione al Senato: garantire la salute e la sicurezza di tutti i lavoratori, ma restano da semplificare alcune procedure di controllo. E per i clienti dei professionisti obbligo di certificazione verde
Milano, 5 ottobre 2021. «L’obbligo di possedere ed esibire il green pass per accedere in uno studio professionale è certamente condivisibile, ma potrebbe creare problemi organizzativi e gestionali per i professionisti chiamati a rispettare la norma». In audizione presso la Commissione Affari Costituzionali del Senato, il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, ha segnalato alcune criticità del decreto legge che dal prossimo 15 ottobre estende l’obbligo della certificazione verde Covid – 19 nei luoghi di lavoro.
Auspicando un aggiornamento del “Protocollo anticontagio”, sottoscritto dalle parti sociali al Ministero del Lavoro, per arrivare un corpus unico con le indicazioni operative sulle procedure da utilizzare in azienda, l’attenzione del presidente di Confprofessioni si sofferma, in particolare, sugli studi professionali, dove l’accesso è aperto non solo a dipendenti, lavoratori autonomi e collaboratori, ma anche ai clienti dei professionisti. «È questa una delle principali criticità che emerge dalla lettura del decreto all’esame della Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama», afferma Stella. «Se il cliente non esibisce il green pass, la sicurezza e la salute dei lavoratori di studio non può essere garantita». Secondo la Confederazione, quindi, anche i clienti dei professionisti, come pure altri visitatori, dovrebbero essere tenuti a esibire la certificazione verde per accedere in studio.
Un altro aspetto delicato della norma riguarda la verifica del certificato verde che, nel rispetto della tutela della privacy, non consente la raccolta dei dati, ad esempio, la data di scadenza del green pass: «Una situazione che potrebbe portare il professionista a controllare ogni giorno i lavoratori – aggiunge Stella, sottolineando – se sia possibile prevedere che il datore di lavoro possa avere accesso ad alcune informazioni di base del certificato del lavoratore, in un’ottica di semplificazione delle procedure». Dubbi anche sull’incaricato dei controlli che la norma affida a un dipendente, con il compito di trasmettere eventuali violazioni al Prefetto. «In questo caso – conclude Stella – «sarebbe opportuno conferire al datore di lavoro il potere di trasmettere gli atti al Prefetto a fronte di eventuale segnalazione del lavoratore».