L’ordinanza 11333/2024 della Suprema Corte è pronta a far discutere: ha stabilito, infatti, che «non è possibile sostenere… che la possibilità di prevedere lo svolgimento dell’orario part time in turni (anche mediante rinvio a turni programmati di lavoro articolati su fasce orarie prestabilite) comporti anche la deroga all’esigenza della puntuale indicazione dei turni nel contratto di lavoro (che la stessa legge vuole programmati per fasce prestabilite)».
In pratica, quindi, nel contratto individuale di lavoro va sempre indicato specificamente l’orario di lavoro ridotto che deve osservare il dipendente.
Quali sono le conseguenze in caso di inosservanza di tale obbligo? Ovviamente, risarcitorie: secondo i tribunali e le Corti d’Appello, infatti, il danno per il lavoratore non sarebbe nemmeno da provare, essendo automatico.
Spetta quindi al Giudice stabilire la quantità del risarcimento: in alcuni casi il risarcimento è stato determinato nella misura del 5% della retribuzione lorda dovuta al lavoratore; in altri casi, il 10% o 12%, giungendo perfino al 30%.
Massima attenzione, pertanto, nella scrittura dei contratti individuali di lavoro.