Pensioni, la chiave è la flessibilità d’uscita

Secondo l’analisi della Fondazione Studi CdL 470mila lavoratori potrebbero fruire di forme flessibili di pensionamento

Una Quota 100 o 102 veramente flessibile, che combini anzianità contributiva e vecchiaia, invece della formula rigida finora prevista dalla normativa, per dare input al mercato del lavoro, favorendo il ricambio generazionale. È la proposta della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro analizzata nell’approfondimento del 25 maggio 2022 dal titolo “Alla ricerca della vera flessibilità: una nuova quota” con cui si fornisce una riflessione utile ad una revisione organica del sistema pensionistico italiano. Secondo le elaborazioni effettuate su dati Inps, sono 470mila i lavoratori tra i 61 e 66 anni, con un’anzianità contributiva superiore ai 34 anni e inferiore ai 41, che potrebbero fruire di forme flessibili di pensionamento. Ma le considerazioni sulla flessibilità, secondo la Fondazione Studi, devono tener conto delle necessità di contenimento della spesa e di sostenibilità dei costi a carico dello Stato in un’ottica di corrispondenza tra contribuzione effettivamente versata e oneri correnti di spesa pensionistica. Per questo motivo, solo considerando il valore medio delle future pensioni anticipate sarà possibile mettere a terra una formula che riduca il valore della pensione per garantirne la sostenibilità. Nel documento le soluzioni prospettate.

Clicca qui per il download

Pin It on Pinterest